In un celebre articolo del 1904, il filosofo e psicologo americano William James si chiedeva: “La coscienza esiste?”.
Le correnti principali della filosofia e le scienze sociali del ’900 hanno preso in carico tale questione in tutta la sua radicalità. In ambito fenomenologico, l’opera di Husserl ha condotto a un radicale ripensamento della categoria di coscienza, capace di mettere in luce la ricchezza e la complessità dei vissuti umani. Del tutto opposto in tal senso è l’approccio comportamentista di Watson e Skinner, i quali hanno negato con risolutezza il significato dell’esperienza interiore nell’ambito dell’analisi psicologica scientifica.
John Dewey e George Herbert Mead hanno invece proposto una ridefinizione pragmatica della coscienza, intesa in termini funzionali e non sostanziali come il risultato di un processo di interazione tra organismo e ambiente sociale. Il problema è stato affrontato del resto da prospettive che tengono assieme indagine metafisica e approcci scientifici non soltanto nell’ambito della filosofia della mente in senso stretto, ma nell’ambito della fisica e della matematica (come confermano i lavori di Roger Penrose) e in quello delle scienze cognitive.
Presenta
Ospite d'onore
Intervengono
- Francesco Bianchini
- Francesca Bisulli
- Rossella Breveglieri
- Michela Gamberini
- Elena Gherri
- Luca Guidetti
- Marina Lalatta
- Luigi Lobaccaro
- Gioia Laura Iannilli
- Andrea Colli
- Diego Donna
- Marco Menchetti
- Claudio Paolucci
- Matteo Santarelli
- Serena Vantin
- Matteo Zoli
Regia